Identità svelata/2

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Un'ironia che emerge dall'impegno della Bona, da sculture come "L'ammaestratore di lucertole" e da "La gabbia", mentre in "La valigia del musicante", ali d'angelo e ne "L'arco" si avverte un clima di poesia, di misurata ed elegante "costruzione" dell'opera in una sorta di testimonianza riguardante la qualità della vita e del rapporto con l'ambiente.

E dall'ambiente si approda, in questa rassegna promossa dalla Provincia di Torino, al discorso di Vera Quaranta, che si è diplomata al corso di Decorazione dell'Accademia Albertina, allieva di Italo Cremona.
L'attività della Quaranta si è sviluppata attraverso un'esperienza nel campo della grafica, nell'insegnamento della ceramica ai corsi dell'Associazione Culturale "Gli Argonauti" di Collegno, nell'adesione all'Associazione Artisti Ceramisti in Castellamonte.
Una vicenda, la sua, contrassegnata da una figurazione risolta con una ben precisa armonia delle forme, da una decorazione che, nelle opere della fine degli anni Ottanta, ha fatto dire a Sergio Saroni: "Questi colori aciduli, lo stesso accostamento fra forme astratte e citazioni figurative classiche... è d'obbligo sottolineare questa grande e paziente bravura esecutiva... legata ad una tradizione oggi ormai scomparsa e ripropostaci con una grazia rara".

Una capacità rappresentativa che, nelle composizioni più recenti, è caratterizzata da una serie di "vasi-personaggi" dove la raffinata eleganza delle forme, il vibrante cromatismo (con la tessitura finissima delle sfumature), l'incedere della linea che circoscrive l'entità formale in soluzioni estremamente meditate, si stempera il dettato della Quaranta che raggiunge felice esiti nell'esecuzione delle figure del pannello sovraporta o di "Vision".

Vent'anni di studi e di frequentazione dei laboratori di ceramica, contraddistinguono la vicenda di Cinzia Rey che, attualmente, è presidente dell'Associazione "Gli Argonauti". Vi è nei suoi lavori un progressivo superamento di una piacevole elaborazione delle opere, per trascrivere nella "terra" le sensazioni che concorrono a creare le sue "tavole", nelle quali i segni graffiti e le parvenze figurali, le pagine astratte e i documenti tratti dall'amore per i reperti archeologici, mettono in evidenza l'interesse e il "fascino che esercita il mondo antico conosciuto attraverso letture e viaggi", come ha scritto Vera Quaranta nel catalogo della mostra allestita nel 1995 alla Sala delle Arti di Collegno.

Un percorso, quello della Rey, che ora appare segnato da una sequenza di "impressioni" e di emozioni, di colori e di improvvise accensioni della luce.
In tale dimensione espressiva si definiscono lavori quali "Geroglifici" e "Gilgamesh", "Nirvana" e "Frammenti".
Il suo mondo è risolto con accuratezza, con delicatezza, con la volontà di fermare un'intuizione, un profilo immerso in un'atmosfera rarefatta, un segno che è lettera di un alfabeto del tutto personale e che ci restituisce l'incanto di una civiltà lontana, di una luce che diviene materia, dato cromatico, immagine.

Tre artiste per una rassegna che è testimonianza di un impegno assiduo, vitale, permeato da un senso di poetico riscontro figurale.

Angelo Mistrangelo

 

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