Elenco degli artisti
Pittura come Mito 1 (cont)

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NINO AIMONE
SERGIO ALBANO
ALFREDO BILLETTO
RENATO BRAZZANI
MARIO CALANDRI
ROMANO CAMPAGNOLI
ANTONIO CARENA
FRANCESCO CASORATI
MAURO CHESSA
EUGENIO COMENCINI
FERNANDO EANDI
FRANCO FANELLI
ETTORE FICO
FRANCESCO FRANCO
VINCENZO GATTI
GINO GORZA
GIUSEPPE GROSSO
LEA GYARMATI
ANNA LEQUIO
GIORGIO RAMELLA
SERGIO SARONI
FILIPPO SCROPPO
MARCO SEVESO
MARIO SURBONE

Il mito dunque esiste nel racconto verbale e nella rappresentazione che se ne fa, ma il racconto verbale o visivo trova materia ed alimento nelle vicende degli dei e dei semidei che anticipano e comprendono quelle degli uomini storici, tanto da essere stimolato e portato ad una altezza insolita ed esemplare, in qualche modo definitiva e però continuamente rinnovata dalla distanza che separa il qui umano (tutti i qui) dal modello, una distanza che è separatezza ironica e insieme revitalizzazione ogni volta originale.
È lì appunto che nasce il metalinguaggio poetico, in senso lato cioè comprensivo delle variabili verbali e figurative: dove la funzionale articolazione del linguaggio umano incontra il paralinguaggio inespressivo e transustanziale del rito (infatti, i contenuti narrativi del mito si danno per così dire in bilico tra l'umano e il divino, facendo precipitare il divino nello spazio-tempo, addirittura nella dimensione spirituale e psichica dell'umano); dove la parola guadagna, se la prospettiva è dal basso, efficacia evocativa senza perdere qualità comunicativa; dove la figura imitativa raggiunge la «somiglianza» a ciò che non esiste, l'illustrazione della potenza del «mito visivo» 
Ma l'equivalenza mito-pittura può essere intesa in direzione altra, se è altra. Dopo aver assunto «altrove» i soggetti mitici, l'arte del figurare individua sé medesima come tema mitico, ponendosi tra le varianti del mito della creazione, che spesso riguarda nelle più diverse latitudini e culture un dio artigiano che opera su una materia informe e la viene conformando in figura, o un dio portatore di luce che riconosce nell'esistente oscura materia un ordine e una bellezza, provandone soddisfazione e piacere. Ma può riguardare vicende - specialmente viaggi, viaggi iniziatici - che realizzano una presa di cosdenza, cioè il riconoscimento di un ordine insieme soggettivo ed oggettivo. Per non dire che ciascuno dei miti considerati può alludere all'atto creativo come esperienza umana, è un racconto esemplare dove il conflitto tra disordine e ordine, tra luce e tenebre, tra vita e morte... viene risolto dall'uomo creatore, drammaticamente, in catarsi esemplare; portando contributo alla identificazione della cosiddetta arte ed alla individuazione della sua presenza nell'economia dell'esistente.
Per esempio, a proposito del mito argonautico. Paolo Levi, nel '95, scopre senz'altro il «gioco» scrivendo: «X, Y, Z affrontano il tema degli Argonauti con poetiche differenti, tutti insieme sublimano il Mito attraverso un racconto pittorico contemporaneo, dove il colore è frutto di una maestria di artisti che vivono e scoprono in ogni ricerca il proprio Vello d'Oro. Per questo motivo i veri Argonauti sono loro». Cioè sono loro - gli artisti oggi, di tutti gli oggi trascorsi e da venire - quelli che tengono vivo nel presente l'archetipo raccontato nel mito argonautico.
Come a dire che luogo di persistenza del mito in un tempo che sembra aver attuato una drastica riduzione antropologica, semmai integrata formalistica mente e intellettualmente (sono considerazioni di Giorgio Luzi a proposito del «Labirinto»), sarebbe proprio l'arte (e quindi la pittura
come la scrittura quando raggiungano il livello del «canto poetico»)......

continua alla pagina Pittura come Mito 2 (maggio 2001)






















 

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