Il mito di Perseo/2

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...circondato dall'oscurità (oscurità propria anche del destino) ci fa scoprire, nell'infinita mappa delle corrispondenze, ancora una volta come il mito possa essere metafora dell'arte. Mi pare infatti particolarmente appropriata al tema di questa edizione della mostra annuale organizzata dagli "Argonauti", la scelta di presentare una serie di opere di grafica incisa. A parte 1'acquarello di Daniele Gay, il quale però svolge prevalentemente un'attività incisoria, le altre opere realizzate sul tema di Perseo sono, nella loro differenza di approccio tecnico ed espressivo, tutte interne a un processo creativo che porta dal buio della matrice e dell'inchiostro alla luce della stampa. Se Gay sfida lo sguardo della Medusa e dello spettatore, riproducendo il terribile trofeo di Perseo con i colori acquatici e le pittoriche fluidità metamorfiche di un mondo sublunare, Francesco Giuliano realizza con puntuale finezza una composizione astratta dove fanno da contrappeso visivo e simbolico le due polarità del mondo mitologico di Perseo: il basso e l'alto, l'infero e il celeste, tutto comunque avvolto ed emergente dall'oscurità. La trama modulata dei segni incisi sul linoleum manifesta le vibrazioni di un mondo mitico che ha la sostanza del miraggio, perchè il mito è la rappresentazione dei moti formativi, dell'avventura genealogica e pure della stratificazione "geologica" dell'anima. Anche Rocco, maestro della maniera nera, evoca l'apparizione della terra di Argo proprio in virtù di una tecnica incisoria di raro impiego e di rara difficoltà che consiste nel granire completamente la lastra metallica portandola al nero assoluto e ricavando l'immagine mediante l'alleggerimento progressivo dei neri fino a ottenere nelle parti perfettamente legivage il bianco assoluto. L'immagine, in tale "ars nigra", è perciò lenta, sensibilissima, apparizione di un fantasma onirico: nostalgia della splendente Argo per Perseo cavaliere delle tenebre. Giuseppe Grosso invece, da molti anni generoso animatore della fertile associazione degli "Argonauti", nella sua duplice attività artistica di pittore e incisore, ha scelto di raffigurare mediante la tecnica dell'acquaforte Perseo con il suo cavallo alato Pegaso. In un vortice ascensionale dove le trame dell'oscurità e il groviglio meduseo si dipanano e si dissolvono nella luce, un Perseo già vincitore vola verso una rigenerazione solare del suo destino. Tutta la ricerca di Grosso, in pittura e nell'incisione all'acquaforte, è concentrata sull'estrazione della luce dalla miniera di una rigorosa processualità artistica, il segno inciso nella notte della lastra incerata e affumicata è come la pioggia amorosa e dorata di Zeus che feconda Danae, e genera nell'alba della stampa la chiarezza di Perseo. Infine, un'ultima considerazione sul significato del tema mitologico a ispirazione delle opere d'arte, gli artisti moderni infatti non amano sentirsi vincolati nella loro "libera espressione" a qualsiasi tema conduttore, lo fanno occasionalmente e non sempre volentieri. Forse il racconto mitologico, nella profondità simbolica dei suoi significati e delle sue articolazioni, potrebbe invece costituire un importante riferimento per tornare, nell'attuale crisi di idee e di socializzazione della ricerca artistica a tutto vantaggio di un immaginario standardizzato dai mass?media, a interrogarsi sulle motivazioni, sulle responsabilità e sui valori soggettivi e collettivi del fare arte. Il mito non è soltanto il prezioso ricettacolo delle nostre radici culturali più antiche ma è anche materia vivente: è l'arte di trasformare in immagini l'esperienza interiore e il percorso di conoscenza dell'uomo.

maggio 1994
Andrea Balzola

 

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