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FARAGO, GIANCALE, NEGRIN, PANCORE
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..La pittura di Albarosa Negrin è invece rivolta a compiere una rigorosa indagine sulle condizioni di relazione che intratteniamo con l'ambiente. La sua spontanea propensione all'osservazione della natura si distende in una piacevole successione di inquadrature e di scorci. Laghi, ninfee, fiori, una carriola, riflessi sull'acqua, tratti di vegetazione e frammenti paesaggistici, sembrano avere il sopravvento. Tuttavia, anche in questo caso, che appare forse tra tutti il più ingannevole, compaiono le regole. La chiarezza della visione, la cura nella resa nitida del colore e dei particolari, la costruzione dei primi piani, l'impianto prospettico, gli effetti di lontananza, lo studio dei riflessi e delle luci, il gioco chiaroscurale e perfino una certa atmosfera quasi incantata, ci avvisano che è in atto una strategia di costruzione della visione, perfettamente in sintonia con i temi classici della cultura figurativa paesaggistica.
Anche Fulvio Farago, alle prese con il complesso mestiere dell'incisore, mette alla prova delle infinite risorse tecniche, offerteci da una antica tradizione, un ampio repertorio di temi. Il suo gusto per i soggetti ambientali si articola nella sperimentazione su spunti di paesaggismo, che declina verso la rappresentazione di forme monumentali. Ad esse affianca raffigurazioni del mondo animale, delicate immagini di memoria e riprese dichiarate da modelli di repertorio della storia dell'incisione. Nella pluralità dei temi affrontati tende ad emergere una costante, individuabile in una intenzione preliminare, come determinata da una impostazione 'progettuale', che sottopone ogni immagine ad un rigoroso controllo. Ne deriva una procedura colta di citazionismo implicito, visibile nei 'tagli' rappresentativi, che trae spunto in gran parte dall'immaginario depositato nella tradizione dell'arte dell'incisione.

settembre 2005

Paolo Nesta

 

 

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