Questa icona di Cristo è da sempre una delle reliquie più venerate del mondo cristiano e uno dei più preziosi tesori di Costantinopoli. Il nome greco, che significa "non dipinta da mano umana" deriva da un'antichissima tradizione, risalente al terzo secolo, secondo la quale il re Abgar di Edessa, che si era convertito a Cristo, aveva inviato un proprio dignitario al cospetto del Signore, affinché lo supplicasse di guarire il sovrano dalla lebbra. In caso di impossibilità da parte di Nostro Signore di esaudire questa supplica, il dignitario, esperto artista, era stato incaricato di ritrarre l'effige del Salvatore e di portare il dipinto al re. Per esaudire questo secondo desiderio, Cristo si bagnò il volto e lo asciugò con un lino, che consegnò al dignitario, il quale si accorse che sul telo ("mandilion") erano rimasti impressi i lineamenti del Signore.

Claudia Bonifacio
allieva iconografa della Scuola dell’Abbazia di Maguzzano


Copertina
Catalogo
L'arte dell'icona
pagina 6/13
2014

CLAUDIA BONIFACIO

Il Mandylion